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mercoledì 28 settembre 2011

Manifestazione: "Una manovra contro i comuni" intervento di Nicola GIANSANTI



La forte crisi economica internazionale che stiamo vivendo negli ultimi anni ha messo a dura prova il nostro Paese all’interno di un sistema sempre più globalizzato e sempre più competitivo.
Una crisi strutturale e di sistema, dovuta al fenomeno della globalizzazione dell’economia, che richiede interventi ispirati a logiche completamente diverse rispetto a quanto sino ad ora messo in campo dal Governo Nazionale.

Siamo tutti consci e consapevoli che bisogna porre in essere una politica di sacrifici e di rigore, capace di eliminare sprechi ed inefficienze, nonché combattere caste e privilegi non più sopportabili.
Le diverse manovre economico-finanziarie succedutesi negli ultimi anni, non hanno certo favorito la ripresa economica e per di più si sono tutte caratterizzate per un intento fortemente penalizzante verso le Autonomie territoriali, contenenti misure e disposizioni che hanno accentuato ed aggravato alcune problematiche denunciate dai Comuni.

Sono state adottate scelte che hanno determinato uno spostamento della capacità di spesa dai territori al centro attraverso una continua riduzione delle risorse a disposizione degli Enti Locali e dei Comuni in particolare,  siano esse proprie, come il blocco delle addizionali e l’eliminazione dell’ICI sulla prima casa, o derivate, quali il taglio dei trasferimenti ed ora del fondo di riequilibrio.

Tali politiche hanno prodotto e producono un continuo restringimento dei vincoli finanziari sul Patto di stabilità, senza di fatto adottare misure capaci di sostenere l'economia locale e dare impulso agli investimenti unico strumento per promuovere crescita e consumi e quindi far ripartire il sistema economico.

In questo quadro il Governo Nazionale nel mese di maggio ha approvato il D. L. 78/2011, che presenta un’entità complessiva di circa 25 miliardi di euro, composta per il 60% di tagli sulla spesa e per il 40% di maggiori entrate. Una manovra del tutto insufficiente ed inadeguata che ha richiesto un ulteriore intervento, infatti il 13 agosto 2011, con decreto legge 138/2011 appena qualche giorno fa approvato dal parlamento, ha previsto ulteriori tagli per i Comuni, che determineranno, nel caso del Comune di Rionero in Vulture, una riduzione complessiva di trasferimenti statali, per il solo 2011, pari a circa 750 mila euro ed una previsione per il 2012 pari a circa 800 mila euro.

Al fine di poter garantire la continuità amministrativa e quindi l’erogazione del livello e della quantità dei servizi offerti alla comunità, il comune di Rionero ha dovuto porre in essere una manovra di bilancio, operante su due binari, da una parte una riduzione di costi per un importo pari a circa 460.000 euro con l’individuazione di forti tagli alla spesa e, dall’altra un aumento delle entrate pari a circa 300.000 euro così come poi ci illustrerà meglio l’Assessore al Bilancio il Dr. Raffaele Giordano.

Maggiori entrate provenienti per forza di cose dall’aumento di alcune tasse comunali quali la TARSU, quindi con un aggravio del prelievo sui cittadini contribuenti.

In considerazione di tutto ciò, il Consiglio Comunale di Rionero in Vulture nella seduta del 06/09/2011, su proposta congiunta del sottoscritto e del Sindaco Dr. Antonio Placido, ha approvato, a maggioranza, un ordine del giorno con il quale denuncia che la manovra, così concepita, risulta assolutamente iniqua nella distribuzione dei tagli tra i vari comparti della Pubblica Amministrazione, anche in virtù del fatto che i tagli alle regioni produrranno ulteriori riduzioni di risorse in capo agli enti territoriali minori, in primis i Comuni e che, tale sforzo fiscale richiesto ai cittadini attraverso i Comuni stessi servirà solo a rispettare il patto di stabilità, e non avrà alcun effetto positivo sulla spesa locale, né per qualità né per quantità, attuando di fatto una sorta di delega alla riscossione che avrà come unico effetto la diversa percezione dell’individuazione del soggetto impositore al fine di recuperare il debito pubblico nazionale.

Siamo di fronte ad un provvedimento che incide direttamente sulla fornitura di servizi comunali anche essenziali, (asili nido, mensa, trasporti scolastici, ecc.) rivolti alle persone, alle famiglie ed alle imprese, con il solito metodo dei tagli lineari, senza distinzioni di sorta tra le realtà più efficienti e quelle in cui il livello degli sprechi è elevato, quindi senza individuazioni di premialità capaci di valorizzare il merito; un provvedimento che finisce per penalizzare ancora di più le fasce deboli, che risultano assolutamente indifese nel mezzo di una delle peggiori crisi economiche mai vissute dal nostro Paese, senza che i Comuni, enti più vicini alle esigenze quotidiane del cittadino, siano posti nelle condizioni di poter pianificare interventi sociali atti ad attenuare tale emergenza.
                     Non bisogna sottovalutare, inoltre, un aspetto molto importante. Negli ultimi 5 anni i saldi dei municipi sono sensibilmente migliorati, mentre il deficit degli altri comparti della Pubblica Amministrazione è notevolmente peggiorato, segno che il territorio è capace di dare risposte nella direzione dell’efficacia e dell’efficienza amministrativa, e questo dato viene però percepito dal Governo centrale non come un valore da enfatizzare e valorizzare ma piuttosto vi è l’dea che si possa continuare a chiedere ai Comuni di stringere la cinta e risparmiare ulteriormente.

    Vi è poi un dato che non giustifica questo continuo accanimento contro gli Enti locali minori ed in particolare i Comuni; i Bilanci dei Comuni complessivamente considerati incidono per 1,3% sull’intero Bilancio Nazionale mentre la spesa sostenuta dal resto della Pubblica amministrazione rappresenta il vero fulcro del Bilancio dello Stato pertanto i continui tagli ai Comuni se da una parte producono l’incapacità di poter continuare a prestare i servizi minimi essenziali, dall’altra non contribuiscono se non in misura davvero esigua a quello che dovrebbe essere il vero obiettivo della manovra e cioè il risanamento del Debito Pubblico Italiano così come ci chiedono non solo i mercati finanziari ma tutte le istituzioni politiche e monetarie internazionali.
Sulla base di quest’ultima riflessione a me sembra invece che vi siano un disegno ben più pericoloso e preoccupante per la democrazia del nostro Paese.

A mio avviso si sta ponendo in essere un piano atto a dimostrare che le strutture democratiche del nostro Paese così come individuate nella carta costituzionale, quegli avamposti di partecipazione e coinvolgimento alla vita pubblica ed alla gestione amministrativa garanzia di democrazia, siano invece dei grossi baracconi inutili ed inefficaci da eliminare.

Solo in quest’ottica si giustifica il continuo depotenziamento finanziario di tali enti, con la previsione di qui a qualche anno di eliminarli, tanto nel sistema liberale a cui si ispirano i Governi di centro destra lo Stato deve arretrare e lasciare spazio al libero mercato e quindi anche i servizi sociali minimi, oggi forniti dalla Pubblica Amministrazione, dovranno essere lasciati al mercato (dalla sanità, agli asili nido, alla scuola, ecc.).

Ciò che non riescono a fare con la legislazione ordinaria oggi, lo faranno tra qualche anno giustificandolo con l’impossibilità di continuare a sopportare in capo al Pubblico tali servizi dal punto di vista economico.

In tale ambito si inquadrano anche altri provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria, spacciati per razionalizzazione dei costi della politica ma che in realtà, a mio avviso, rispondono solo a logiche di demolizione del nostro Stato Democratico. Mi riferisco ad esempio alla continua riduzione del numero dei Consiglieri Comunali o alla continua eliminazione di diritti in capo agli stessi consiglieri che garantiscono la partecipazione e l’esercizio della democrazia.

Noi dobbiamo chiarirci su un aspetto fondamentale in merito a tali argomenti, la Democrazia ha un costo e tale costo deve essere sopportato dalla collettività. Allora o siamo convinti che il miglior sistema attualmente praticabile nella gestione della vita pubblica è quello democratico oppure andremo sempre più verso forme di falsa democrazia che legittimano oligarchie fondate solo ed esclusivamente sul potere economico di pochi gruppi di persone.   

Io, ovviamente, ritengo che non si può continuare in tale direzione sono convinto, e la matematica mi da ragione, che il debito pubblico italiano non si combatte riducendo il numero dei consiglieri comunali, che tra l’altro percepiscono un gettone di presenza davvero ridicolo, ma che invece garantire la partecipazione e la rappresentanza ampia significa poter meglio controllare le scelte e le decisioni per il bene della collettività.

Sono altri i luoghi e le funzioni che vanno ridotte e che vanno tagliate sono altre le caste che vanno eliminate ed in tale direzione in questa finanziaria non ho visto alcun intervento.

Occorre invece riaffermare che la responsabilità delle funzioni amministrative e dei servizi alla collettività deve essere attribuita ai Comuni così come previsto nell’art.118 della Costituzione.

È necessario incentivare il ricorso all’unione dei Comuni come forma stabile di gestione delle funzioni comunali al fine di migliorare la qualità dell’organizzazione e dei sistemi di erogazione dei servizi.

Noi crediamo particolarmente in tale strada tanto da aver istituito una commissione consiliare apposita, presieduta dal consigliere Di Toro che dovrà occuparsi tra le altre cose di studiare forme di compartecipazione e consorziazione  di più comuni al fine di erogare servizi e funzioni fondamentali in forma associata, creando in tal modo economie di scala utili alla riduzione dei costi.

 Il quadro normativo che emerge risulta inaccettabile, pericoloso, e peraltro del tutto inefficace  e inappropriato rispetto alla stessa gravità delle questioni economico-finanziarie che affliggono il Paese. Per tale motivo il Consiglio Comunale di Rionero si è impegnato a sostenere e partecipare all’azione delle regioni, delle province e delle associazioni di enti, volta ad ottenere maggiore equità della manovra economico-finanziaria, nella direzione di una maggiore incisività nell’abbattimento della spesa improduttiva e degli sprechi ed al tempo stesso ha impegnato il Sindaco e la Giunta Comunale ad aderire alle suddette azioni ed a compiere ogni intervento utile ed opportuno in tal senso.  
Noi faremo la nostra parte per cercare in tutti i modi di modificare questa ingiusta ed iniqua manovra finanziaria.

Dr. Nicola Giansanti



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