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sabato 18 gennaio 2014

Intervento integrale Giansanti Nicola al Consiglio Nazionale del Psi - Roma, 11/01/2014


Cari Compagni, Care Compagne,

ho ascoltato con attenzione la relazione del Segretario Nencini e concordo con quanto in essa contenuto, vorrei però aggiungere  alcune riflessioni.

L’Italia presenta una situazione politica anomala rispetto al resto d’Europa, un quadro politico poco chiaro e ideologicamente confuso e non definito. Siamo l’unico Paese europeo in cui non vi è un forte partito socialista che possa rappresentare nelle istituzioni le istanze del riformismo socialista.

Per affrontare tale tematica non possiamo non guardare  attentamente i movimenti interni al Pd così come quanto succede in Sel. E’ indispensabile dare nuova linfa ad un progetto politico che sappia disegnare in modo chiaro i confini politici di una coalizione che si pone l’obiettivo di governare il Paese, consci e consapevoli che il Governo di larghe intese è una anomalia da superare al più presto. In questa ottica rivalutare  il progetto Italia bene comune è assolutamente indispensabile e non più procrastinabile.

Concordo con il Segretario quando afferma che bisogna rinnovare la compagine di governo, riscrivere l'agenda delle priorità guardando in particolare l’alleggerimento del Cuneo fiscale per i neoassunti, i diritti civili, azioni tese ad eliminare la tassazione sulla prima casa per i redditi bassi, per iniziare, oltre che definire un patto con gli italiani che proietti la coalizione verso nuove elezioni politiche, non appena il Governo attuale abbia esautorato il proprio compito.

Dobbiamo guardare al futuro ed a come affrontare le prossime elezioni politiche con l’obiettivo di aumentare la presenza in Parlamento, ma dobbiamo avere la capacità di incidere anche sulle scelte dell’attuale Governo. Letta ed il PD non possono continuare ad ignorare il PSI, sia come leale alleato di Governo, sia come competente e valido componente del Governo stesso. Sino ad oggi abbiamo dimostrato lealtà e condivisione a prescindere, ora è arrivato il momento di riconoscere al Psi pari dignità attraverso l’assunzione diretta di responsabilità governative, altrimenti non ha senso continuare a sostenere scelte di terzi. Se non ci permettono di essere parte della squadra partecipando attivamente alle scelte attraverso il nostro contributo,ritengo si debba  seriamente considerare l’ipotesi di valutare i provvedimenti caso per caso e non riconoscere  fiducia incondizionata. Abbiamo capacità ed intelligenze per poter contribuire a Governare il nostro Paese in una fase così delicata e complicata e devono permetterci di farlo.

Se l'idea di una forte discontinuità non verrà accolta, mani libere sugli atti del governo. L'esecutivo non è un monocolore del PD, del quale segretario e capo del governo stabiliscono data delle nozze e divorzio.

Tale atteggiamento contribuirà a porre in essere una delle linee varate dal Congresso di Venezia, mai subalternità a nessuno, né tantomeno al Pd; abbiamo l’esigenza di affermare in modo forte la nostra autonomia, politica e programmatica, intrisa di riformismo socialista oggi assente nelle scelte di governo, altrimenti finiremo per rendere assolutamente ingiustificabile la nostra esistenza.

Abbiamo bisogno di visibilità mediatica, ma non solo, pertanto, ritengo che, anche, in riferimento alle elezioni europee della prossima primavera dobbiamo tendere alla costruzione di liste elettorali che vedano presente graficamente  il nostro simbolo,  compatibilmente con le scelte congressuali fatte in merito (immagino liste comuni con altri soggetti ma con simbolo che debba contenere il nostro insieme a quello degli altri); so di essere, forse, velleitario, ma almeno dobbiamo provarci. Propongo di convocare un  Consiglio Nazionale subito dopo il congresso del Pse e subito dopo i nostri congressi regionali e provinciali per decidere insieme come comportarci.

Abbiamo una grande opportunità data dal congresso del Partito Socialista Europeo (PSE) che si terrà a Roma nei prossimi mesi. Una occasione per dialogare con tutta la sinistra italiana chiedendo in modo chiaro ed univoco un sostegno a Martin Schulz, per costruire una Europa dei popoli, libera dalla morsa della grande finanza e capace di costruire una Europa non più germano centrica.

In merito alla discussione sulla legge elettorale ritengo che la posizione politica del Psi debba essere chiara e netta, dividendo anche in questo caso la strategia dalla tattica. Bisogna affermare con forza quello che è da sempre il nostro modello elettorale di riferimento, il proporzionale. Poi in fase di negoziazione con le altre forze politiche, preso atto che la nostra posizione oggi è sicuramente minoritaria, a quel punto scegliere il male minore. Sono fermamente convinto che la vecchia diatriba governabilità/rappresentatività debba essere contemperata in modo ragionevole e ancora una volta rispondente ai nostri ideali e principi costituzionali. Non sono assolutamente d’accordo con la linea che legittima fortemente il potere in mano all’uomo solo al comando. Non condivido il sistema elettorale previsto per i Comuni e le Province così come non condivido alcuna forma che guardi più o meno esplicitamente a sistemi presidenziali. Non corriamo il rischio di buttare a mare il Bambino con l’acqua sporca, rincorrendo sistemi pseudo garantisti; penso che il valore della rappresentanza all’interno delle istituzioni non debba essere relegato a mero enunciato costituzionale. È vero, forse oggi è anacronistica la posizione proporzionale, ma ritengo che sia più riformista guardare a modelli realmente democratici considerando varianti correttive idonee a contemperare le nuove esigenze (penso ad esempio alla sfiducia costruttiva), che non andare nella direzione di chi oggi rappresenta la maggioranza, ed interpreta sentimenti e modelli di governance legati a modelli meno democratici e partecipati. Così come in tale ambito non ho mai ritenuto le differenze di genere una deminutio delle capacità umane. Ho sempre considerato l’essere umano in quanto tale e per tanto non condivido “politiche di salvaguardia delle specie protette” applicate a chi non ha bisogno di tali stupidi pietismi per affermare le proprie capacità. Io penso che anche su questo dovremmo avere la capacità di porre in essere una politica maggiormente avanzata e riformista. Il problema è il perché le donne sono poco presenti in politica. Sicuramente non per loro incapacità, ma nemmeno per colpa dell’altro sesso, a mio avviso va rivista l’impostazione dei rapporti e dell’organizzazione sociale della nostra società. Una società fortemente caratterizzata da rapporti familiari che vedono relegata la donna a svolgere un ruolo di educatrice e puericultrice, un ruolo sociale che toglie spazio e tempo da dedicare alla carriera ed alla realizzazione personale sia lavorativa che politica. Il problema pertanto è costituito dalla capacità di creare servizi sociali in grado di soddisfare ed adempiere in modo diverso al ruolo della donna offrendo, in tal modo, al mondo  femminile le condizioni minime indispensabili per poter scegliere in quali settori della vita sociale profondere impegno ed energie. Non è con le quote rosa che si garantisce meritocrazia, partecipazione ed efficienza. Immagino una classe dirigente capace di far fronte alle nuove esigenze oltre che risolvere i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare a prescindere dal sesso e dalla razza.

Per poter affrontare in modo serio e produttivo queste ed altre tematiche abbiamo bisogno di costruire un partito forte e radicato sul territorio, superando sterili divisioni spesso legate solo a personalismi anacronistici, lasciandoci alle spalle vecchie logiche e guardando avanti. Non possiamo più tollerare che il partito sia considerato un mezzo di trasporto su cui si sale e si scende solo per raggiungere i propri fini personali.

Dobbiamo chiarire una volta per tutte che socialista è colui che si riconosce nella linea politica e negli organismi dirigenti del Partito Socialista Italiano. Non possiamo più tollerare una continua e a volte scientifica costruzione dell’attuale confusione politico ideologica per cui con il termine  socialista spesso si vorrebbe identificare colui che opportunisticamente sta lì dove c’è da gestire il potere per i propri interessi personali posizionandosi indifferentemente a destra piuttosto che a sinistra, con l’identificazione di tale aggettivo con qualcosa di negativo. Dobbiamo riscattare la storia, la cultura e la dignità socialista iniziando con l’affermare che socialista è colui che è iscritto al partito socialista e condivide linea politica e organismi dirigenti democraticamente eletti nei congressi del partito e pertanto chi si identifica con tale aggettivo non può che riconoscere il Psi quale partito di riferimento. Tale processo non lo si assume per legge né per volontà divina o semplicemente enunciandolo e proclamandolo, ma solo attraverso un’azione convinta e seria che vada in tale direzione, riaffermando in ogni dove, con forza, tali concetti e soprattutto mettendo in essere politiche realmente riformiste e socialiste affondando l’azione politica quotidiana nell’analisi e nelle teorie dei padri del socialismo, avendo la capacità di adattarle ed applicarle alla realtà contingente. Riformismo non può significare negazionismo, né tanto meno  revisionismo della storia e della cultura socialista. Noi siamo e saremo sempre un partito di sinistra che si pone l’obiettivo di garantire giustizia ed equità attraverso una maggiore redistribuzione della ricchezza, altrimenti non siamo socialisti. Se questo è vero non possiamo che immaginare un partito aperto a quanti condividano la nostra storia, la nostra cultura e la nostra linea politica, condivisione che si sostanzia innanzitutto nella sottoscrizione della tessera di partito e quindi nell’adesione allo stesso, ed in secondo luogo, nel sostenere le liste elettorali del partito con i suoi candidati. Non possiamo accettare un’organizzazione  che vede la sua classe dirigente pretendere di dettare la linea, o contribuire a farlo, salvo poi votare e far votare altre liste elettorali in competizione con quella del Psi. Solo eliminando tali metastasi possiamo impegnare il nostro tempo in discussioni politico programmatiche piuttosto che attardarci in sterili ed inutili dibattiti che ci fanno perdere l’orizzonte e la prospettiva vera: dare risposte alle esigenze delle persone che ci proponiamo di rappresentare e tutelare.
 
 

 

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