Cari Compagni, Care Compagne,
ho ascoltato con attenzione la
relazione del Segretario Nencini e concordo con quanto in essa contenuto, vorrei
però aggiungere alcune riflessioni.
L’Italia presenta una situazione
politica anomala rispetto al resto d’Europa, un quadro politico poco chiaro e ideologicamente
confuso e non definito. Siamo l’unico Paese europeo in cui non vi è un forte
partito socialista che possa rappresentare nelle istituzioni le istanze del
riformismo socialista.
Per affrontare tale tematica non
possiamo non guardare attentamente i
movimenti interni al Pd così come quanto succede in Sel. E’ indispensabile dare
nuova linfa ad un progetto politico che sappia disegnare in modo chiaro i
confini politici di una coalizione che si pone l’obiettivo di governare il Paese,
consci e consapevoli che il Governo di larghe intese è una anomalia da superare
al più presto. In questa ottica rivalutare il progetto Italia bene comune è assolutamente
indispensabile e non più procrastinabile.
Concordo con il Segretario quando afferma che bisogna rinnovare la compagine di
governo, riscrivere l'agenda delle priorità guardando in particolare l’alleggerimento
del Cuneo fiscale per i neoassunti, i diritti civili, azioni tese ad eliminare
la tassazione sulla prima casa per i redditi bassi, per iniziare, oltre che
definire un patto con gli italiani che proietti la coalizione verso nuove
elezioni politiche, non appena il Governo attuale abbia esautorato il proprio
compito.
Dobbiamo guardare al futuro ed a
come affrontare le prossime elezioni politiche con l’obiettivo di aumentare la
presenza in Parlamento, ma dobbiamo avere la capacità di incidere anche sulle
scelte dell’attuale Governo. Letta ed il PD non possono continuare ad ignorare
il PSI, sia come leale alleato di Governo, sia come competente e valido
componente del Governo stesso. Sino ad oggi abbiamo dimostrato lealtà e condivisione
a prescindere, ora è arrivato il momento di riconoscere al Psi pari dignità
attraverso l’assunzione diretta di responsabilità governative, altrimenti non
ha senso continuare a sostenere scelte di terzi. Se non ci permettono di essere
parte della squadra partecipando attivamente alle scelte attraverso il nostro
contributo,ritengo si debba seriamente
considerare l’ipotesi di valutare i provvedimenti caso per caso e non
riconoscere fiducia incondizionata. Abbiamo
capacità ed intelligenze per poter contribuire a Governare il nostro Paese in
una fase così delicata e complicata e devono permetterci di farlo.
Se l'idea di una forte discontinuità non verrà accolta, mani
libere sugli atti del governo. L'esecutivo non è un monocolore del PD, del
quale segretario e capo del governo stabiliscono data delle nozze e divorzio.
Tale atteggiamento contribuirà a
porre in essere una delle linee varate dal Congresso di Venezia, mai
subalternità a nessuno, né tantomeno al Pd; abbiamo l’esigenza di affermare in
modo forte la nostra autonomia, politica e programmatica, intrisa di riformismo
socialista oggi assente nelle scelte di governo, altrimenti finiremo per
rendere assolutamente ingiustificabile la nostra esistenza.
Abbiamo bisogno di visibilità mediatica,
ma non solo, pertanto, ritengo che, anche, in riferimento alle elezioni europee
della prossima primavera dobbiamo tendere alla costruzione di liste elettorali
che vedano presente graficamente il
nostro simbolo, compatibilmente con le
scelte congressuali fatte in merito (immagino liste comuni con altri soggetti
ma con simbolo che debba contenere il nostro insieme a quello degli altri); so
di essere, forse, velleitario, ma almeno dobbiamo provarci. Propongo di
convocare un Consiglio Nazionale subito
dopo il congresso del Pse e subito dopo i nostri congressi regionali e
provinciali per decidere insieme come comportarci.
Abbiamo
una grande opportunità data dal congresso del Partito Socialista Europeo (PSE)
che si terrà a Roma nei prossimi mesi. Una occasione per dialogare con tutta la
sinistra italiana chiedendo in modo chiaro ed univoco un sostegno a Martin
Schulz, per costruire una Europa dei popoli, libera dalla morsa della grande
finanza e capace di costruire una Europa non più germano centrica.
In merito alla discussione sulla
legge elettorale ritengo che la posizione politica del Psi debba essere chiara
e netta, dividendo anche in questo caso la strategia dalla tattica. Bisogna
affermare con forza quello che è da sempre il nostro modello elettorale di
riferimento, il proporzionale. Poi in fase di negoziazione con le altre forze
politiche, preso atto che la nostra posizione oggi è sicuramente minoritaria, a
quel punto scegliere il male minore. Sono fermamente convinto che la vecchia
diatriba governabilità/rappresentatività debba essere contemperata in modo
ragionevole e ancora una volta rispondente ai nostri ideali e principi
costituzionali. Non sono assolutamente d’accordo con la linea che legittima
fortemente il potere in mano all’uomo solo al comando. Non condivido il sistema
elettorale previsto per i Comuni e le Province così come non condivido alcuna
forma che guardi più o meno esplicitamente a sistemi presidenziali. Non
corriamo il rischio di buttare a mare il Bambino con l’acqua sporca, rincorrendo
sistemi pseudo garantisti; penso che il valore della rappresentanza all’interno
delle istituzioni non debba essere relegato a mero enunciato costituzionale. È
vero, forse oggi è anacronistica la posizione proporzionale, ma ritengo che sia
più riformista guardare a modelli realmente democratici considerando varianti
correttive idonee a contemperare le nuove esigenze (penso ad esempio alla
sfiducia costruttiva), che non andare nella direzione di chi oggi rappresenta
la maggioranza, ed interpreta sentimenti e modelli di governance legati a modelli meno democratici e partecipati. Così
come in tale ambito non ho mai ritenuto le differenze di genere una deminutio delle capacità umane. Ho
sempre considerato l’essere umano in quanto tale e per tanto non condivido “politiche di salvaguardia delle specie protette”
applicate a chi non ha bisogno di tali stupidi pietismi per affermare le
proprie capacità. Io penso che anche su questo dovremmo avere la capacità di
porre in essere una politica maggiormente avanzata e riformista. Il problema è il
perché le donne sono poco presenti in politica. Sicuramente non per loro
incapacità, ma nemmeno per colpa dell’altro sesso, a mio avviso va rivista l’impostazione
dei rapporti e dell’organizzazione sociale della nostra società. Una società
fortemente caratterizzata da rapporti familiari che vedono relegata la donna a
svolgere un ruolo di educatrice e puericultrice, un ruolo sociale che toglie
spazio e tempo da dedicare alla carriera ed alla realizzazione personale sia lavorativa
che politica. Il problema pertanto è costituito dalla capacità di creare servizi
sociali in grado di soddisfare ed adempiere in modo diverso al ruolo della
donna offrendo, in tal modo, al mondo femminile le condizioni minime indispensabili
per poter scegliere in quali settori della vita sociale profondere impegno ed
energie. Non è con le quote rosa che si garantisce meritocrazia, partecipazione
ed efficienza. Immagino una classe dirigente capace di far fronte alle nuove
esigenze oltre che risolvere i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare
a prescindere dal sesso e dalla razza.
Per poter affrontare in modo
serio e produttivo queste ed altre tematiche abbiamo bisogno di costruire un
partito forte e radicato sul territorio, superando sterili divisioni spesso
legate solo a personalismi anacronistici, lasciandoci alle spalle vecchie
logiche e guardando avanti. Non possiamo più tollerare che il partito sia
considerato un mezzo di trasporto su cui si sale e si scende solo per
raggiungere i propri fini personali.
Dobbiamo chiarire una volta per
tutte che socialista è colui che si riconosce nella linea politica e negli
organismi dirigenti del Partito Socialista Italiano. Non possiamo più tollerare
una continua e a volte scientifica costruzione dell’attuale confusione politico
ideologica per cui con il termine
socialista spesso si vorrebbe identificare colui che opportunisticamente
sta lì dove c’è da gestire il potere per i propri interessi personali
posizionandosi indifferentemente a destra piuttosto che a sinistra, con
l’identificazione di tale aggettivo con qualcosa di negativo. Dobbiamo
riscattare la storia, la cultura e la dignità socialista iniziando con
l’affermare che socialista è colui che è iscritto al partito socialista e
condivide linea politica e organismi dirigenti democraticamente eletti nei
congressi del partito e pertanto chi si identifica con tale aggettivo non può
che riconoscere il Psi quale partito di riferimento. Tale processo non lo si
assume per legge né per volontà divina o semplicemente enunciandolo e
proclamandolo, ma solo attraverso un’azione convinta e seria che vada in tale
direzione, riaffermando in ogni dove, con forza, tali concetti e soprattutto
mettendo in essere politiche realmente riformiste e socialiste affondando
l’azione politica quotidiana nell’analisi e nelle teorie dei padri del
socialismo, avendo la capacità di adattarle ed applicarle alla realtà
contingente. Riformismo non può significare negazionismo, né tanto meno revisionismo della storia e della cultura
socialista. Noi siamo e saremo sempre un partito di sinistra che si pone
l’obiettivo di garantire giustizia ed equità attraverso una maggiore
redistribuzione della ricchezza, altrimenti non siamo socialisti. Se questo è
vero non possiamo che immaginare un partito aperto a quanti condividano la
nostra storia, la nostra cultura e la nostra linea politica, condivisione che
si sostanzia innanzitutto nella sottoscrizione della tessera di partito e
quindi nell’adesione allo stesso, ed in secondo luogo, nel sostenere le liste
elettorali del partito con i suoi candidati. Non possiamo accettare un’organizzazione
che vede la sua classe dirigente
pretendere di dettare la linea, o contribuire a farlo, salvo poi votare e far
votare altre liste elettorali in competizione con quella del Psi. Solo
eliminando tali metastasi possiamo impegnare il nostro tempo in discussioni
politico programmatiche piuttosto che attardarci in sterili ed inutili
dibattiti che ci fanno perdere l’orizzonte e la prospettiva vera: dare risposte
alle esigenze delle persone che ci proponiamo di rappresentare e tutelare.
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