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sabato 27 ottobre 2012

GIANSANTI: Riflessioni sul Governo Monti.



A circa un anno dall'insediamento del governo Monti il miracolo del governo tecnico, che avrebbe risolto i problemi della crisi economica e, riportato il prodotto interno lordo italiano a livelli pre crisi, non si è realizzato.
Il cosiddetto governo tecnico del Professor Monti è oramai evidentemente giunto al capolinea.
Un governo che non può rappresentare gli interessi dei lavoratori e dei più deboli, né tantomeno può essere un governo di unità nazionale capace di rappresentare gli interessi di tutta la nazione, basti guardare la sua stessa composizione per capire che  è identificato in modo netto e preciso. Esso rappresenta una piccola parte ben individuata della società italiana: quella dei banchieri, del grande capitale finanziario ed economico.
Il governo Monti è un governo assoldato per porre in essere i dettami del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, dettami che rispondono esclusivamente alla salvaguardia degli interessi del grande capitale europeo ed internazionale.
Il governo Monti sta ponendo in essere una politica economica votata alla ricerca dei tagli a tutti i costi, una politica economica fondata sull'austerità, finalizzata ad assolvere esclusivamente alla riduzione del debito pubblico come se questi fosse l'unico ed il solo male dell'economia del nostro Paese. I fatti ci raccontano quotidianamente il fallimento di questa politica, oggi più che mai occorre cambiare radicalmente rotta, occorre guardare in modo più diretto e con maggiore attenzione a politiche economiche diverse. Bisogna rielaborare il pensiero economico keynesiano, anche alla luce dei nuovi processi di globalizzazione, partendo dalla convinzione che il libero mercato nella concezione del laissez faire proprio delle teorie liberiste è fallito,  pertanto non possiamo continuare a porre in essere politiche economiche neoliberiste votate solo ed esclusivamente alla salvaguardia del grande capitale e degli interessi di piccole lobbies di potere. Oggi più che mai abbiamo bisogno di rilanciare l'economia attraverso l'aumento della domanda aggregata. Infatti, poiché la domanda aggregata è funzione diretta dell'offerta reale di moneta e della spesa pubblica, mentre è funzione inversa del livello di imposizione fiscale,  (oltre che di altri fattori quali: 1) il consumo autonomo, cioè quello minimo indipendente dal livello del reddito pro capite, 2) la propensione marginale al consumo, 3) la sensibilità dell'investimento rispetto alle variazioni del livello produttivo dell'economia, fattori che in questa sede non possono essere computati)  è evidente che non potendo più incidere sulle scelte di politica monetaria demandate alla Banca Centrale Europea, le uniche leve in nostro possesso sono quelle della spesa pubblica e dell'imposizione fiscale. L'effetto combinato: maggiore spesa pubblica minore imposizione fiscale, determina una maggiore domanda aggregata e quindi maggiore produzione e maggiore occupazione.
Nel nostro caso la scusa dell'elevato debito pubblico ha portato all'applicazione di politiche troppo restrittive nell'utilizzo di tali leve economiche con l'unico risultato di deprimere ancor più la nostra economia.
Un'alta imposizione fiscale riduce i redditi a disposizione dei consumatori ed, al contempo, una continua riduzione della spesa pubblica riduce gli investimenti incidendo quindi sulla domanda aggregata, amplificando i propri effetti negativi quando si tratta di tagli lineari incapaci di saper leggere le esigenze specifiche della spesa pubblica.
In questa fase invece abbiamo necessità di sostenere la spesa pubblica, rendendola sicuramente più efficiente ed efficace ed utilizzandola in settori strategici capaci di enfatizzare le peculiarità produttive del nostro Paese, aiutando in modo particolare i settori trainanti ad uscire prima e meglio dalla crisi, ed al tempo stesso bisogna osare maggiormente in materia fiscale attraverso una più dura lotta all'evasione con contestuale riduzione delle imposte sui redditi ed introduzione di una seria imposizione patrimoniale oltre che l'applicazione in Italia ed in tutta Europa della cosiddetta Tobin tax, ad un livello serio e non all'attuale 0,05%.
È giunto il momento di porre in essere politiche economiche capaci di garantire seriamente una maggiore equità fiscale unitamente ad una più giusta redistribuzione della ricchezza.

Abbiamo bisogno di politiche economiche capaci di rimettere in moto l'economia reale, continuare a pensare solo ad abbattere il debito pubblico italiano significa continuare a immaginare che il sistema economico debba essere gestito fortemente dalla finanza internazionale dimenticando invece il ruolo fondamentale dell'economia reale.
La politica deve riappropriarsi dei propri spazi, è indispensabile il ritorno di un governo politico capace di rappresentare in modo democratico le vere istanze della società Italiana, per tale ragione bisogna rafforzare l’asse riformista progressista messo in piedi con l’alleanza PD – PSI –SEL.

Dr. Nicola Giansanti
Consigliere Comunale PSI Rionero

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