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giovedì 18 agosto 2011

Una brutta Finanziaria

Rionero in Vulture, lì 09/08/2011

La crisi economica che stiamo vivendo non ci permette di affrontare i problemi del nostro Paese con sufficienza e superficialità. Il risanamento del debito pubblico non può essere solo enunciato ma praticato con azioni forti e decise. In un panorama siffatto non si può permettere di lasciare nulla al caso. Politiche di rigore e di austerità devono essere il punto fermo di qualsiasi governo. Una classe dirigente seria e responsabile non deve prescindere da queste linee guida.
Stiamo vivendo uno dei periodi peggiori del capitalismo mondiale, ancora una volta si ripropone il vecchio dilemma tra la politica del laissez-faire e quella che è stata definita "rivoluzione keynesiana", che in contrasto con la teoria economica neoclassica, ha sostenuto la necessità dell'intervento pubblico nell'economia con misure di politica fiscale e monetaria, qualora una insufficiente domanda aggregata non riesca a garantire la piena occupazione.
La storia ci insegna che proprio nei momenti di crisi e difficoltà economica si deve avere il coraggio di porre in essere azioni politiche capaci di dare nuovo impulso e nuova linfa ai processi produttivi.
Politiche economiche votate al liberismo sfrenato, all’esaltazione dell’individualismo e dell’arrivismo hanno prodotto i risultati fallimentari oggi sotto gli occhi di tutti. Nonostante ciò, ancora una volta assistiamo al tentativo, da parte di un Governo Nazionale miope, di porre in essere manovre devastanti per il rilancio dell’economia e soprattutto per la tenuta sociale e democratica del Paese.
La crisi economica ed il risanamento finanziario del Paese non può essere pagato sempre e solo dai ceti più deboli della società.
Bisogna essere consci e consapevoli che vanno apportati correttivi strutturali al sistema Italia, risolvendo il problema di dove recuperare le risorse economiche per farlo.
Non possiamo più assistere ad un Paese che cammina a due velocità da una parte i ricchi e ricchissimi, dall’altra il ceto medio che oggi rasenta la soglia della povertà insieme a coloro che sempre più numerosi sono già poveri; un nord sempre più arrogante e presuntuoso che divora risorse economiche in modo smanioso ed un sud sempre più depauperato e bistrattato.
Abbiamo la necessità di cambiare strutturalmente il nostro Paese ma non certo tagliando il già insufficiente stato sociale.
La manovra finanziaria propinataci dal Governo va proprio in questa direzione, richiamandosi esattamente alle politiche del liberismo più sfrenato, meno Stato più mercato, meno solidarietà sociale più privatizzazioni.
Al contrario, in questo particolare momento storico, la politica economica che bisognerebbe seguire non può che richiamarsi ad un neoKeynesismo, rielaborato ed adattato alle nuove esigenze storico sociali.
La ripresa economica del nostro Paese passa attraverso la proposizione di una forte capacità dello stato di saper porre in essere politiche economiche, sia fiscali che monetarie, in grado di rilanciare il sistema produttivo del nostro Paese.
Un sistema produttivo ancora inespresso e che spesso ha visto ridurre le sue possibilità di sviluppo proprio perché non supportato da scelte di politica economica idonee e tempestive.
Parlare di politiche monetarie nell’era dell’euro a qualcuno può sembrare fuori luogo, invece è proprio questo uno dei grandi problemi politici da risolvere. Non si può continuare ad avere un’Europa monetaria unita, con strutture finanziarie decisionali unitarie e non avere un’Europa politica unita.
Dobbiamo lavorare affinché si superi questa contraddizione che ci impedisce di dare forza e sostanza all’Europa dei popoli.
Mentre la FED fa la sua parte in America attraverso politiche monetarie che danno respiro al sistema produttivo, vedi manovra sui tassi di interesse a zero (che significa costo del denaro zero e quindi incentivo degli investimenti) seppure rinunciando a ulteriori immissioni di liquidità nel sistema, in Europa le banche centrali nazionali hanno poteri limitatissimi o del tutto assenti in tale ambito ed al contempo la BCE non può rispondere alle esigenze delle singole economie nazionali. Fin tanto che non si supera questa assurda contraddizione avremo un sistema economico, incapace di rispondere alle reali esigenze.
Casa fare? Nell’immediato per far fronte all’emergenza bisognerebbe elaborare una manovra finanziaria, partendo da tre punti cardine imprescindibili:
1) Sacrifici per tutti, 2) Lotta all’evasione fiscale; 3) Lotta agli sprechi.
1) Sacrifici per tutti poiché non è possibile assistere all’ennesima stretta sui ceti medio bassi, rappresentati soprattutto dai lavoratori dipendenti, e vedere quasi immuni i redditi medio alti. E’ semplice incidere sui redditi da lavoro dipendente, rappresentano la possibilità di far cassa subito ed in modo certo, attraverso il sistema della ritenuta alla fonte che dà certezza di incasso ed immediata disponibilità, ma questo finisce ben presto per esasperare gli animi e ulteriormente diminuire la fiducia nei consumatori, con conseguenze sia sui mercati reali che su quelli finanziari (riduzione dei consumi e dei risparmi). Non si può continuare a chiedere ai lavoratori dipendenti, per lo più a basso reddito, di fare sacrifici non più sopportabili, non solo da un punto di vista etico e sociale, ma soprattutto economico. Ridurre ulteriormente i redditi bassi significa di fatto contrarre la domanda di consumo e di conseguenza eliminare il carburante necessario alla ripresa produttiva.
Bisogna avere il coraggio di introdurre anche in Italia sistemi di tassazione che incidano sui patrimoni, con opportuni correttivi che garantiscano piccoli e piccolissimi possessori e che allo stesso tempo diano maggiore equità alla contribuzione delle spese sociali del Paese.
Sono maturi i tempi per l’introduzione della Tassa Patrimoniale strumento che permette di porre in essere perequazioni reddituali altrimenti non attuabili, oltre che la parificazione della tassazione sulle rendite finanziarie alla percentuale del 23% applicata ai redditi Irpef da 0 a 15.000 euro.
2) Lotta all’evasione Fiscale: Il fenomeno evasivo in Italia ha raggiunto livelli non più sopportabili, non si tratta solo di una questione etica e morale, ma piuttosto di una indifferibile esigenza di riaffermare certezza del diritto e autorevolezza delle istituzioni, oltre che ovviamente una esigenza economica. Bisogna avere il coraggio di portare avanti un’azione incisiva capace di debellare il fenomeno evasivo in Italia.

3) Lotta agli sprechi: Anche su questo fronte molto si può e si deve fare non con politiche di tagli lineari ma attraverso la capacità di porre in essere azioni capaci di eliminare sprechi, privilegi ed inefficienze che pervadono ampiamente la macchina amministrativa del nostro Paese. Non solo i costi della politica ma anche i costi dell’apparato burocratico, a partire dal numero e dalle mega retribuzioni elargite a Dirigenti e Manager pubblici oltre a vitalizi e pensioni d’oro che non possono più essere sostenute.

Tutto ciò non può essere fatto senza la politica della concertazione e della partecipazione sociale. E’ indispensabile che la manovra sia condivisa e supportata dalle parti sociali attraverso politiche di confronto ampio e vero.
Queste alcune direttrici di intervento immediato ed indispensabili per far fronte alla crisi più grave dopo il 1929, così come affermato dalla stessa Banca Centrale Europea.

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